Rosolia

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  1. ~Valentina
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    La rosolia è forse la più nota malattia infettiva esantematica dell’infanzia ed è dovuta al virus Rubeovirus. Colpisce per lo più i bambini e gli adolescenti tra i 2 e i 14 anni di età, ed è frequente soprattutto in primavera. Ha un’incubazione di 2-3 settimane e il paziente è contagiante da 7 giorni prima della comparsa dell’esantema ossia delle macchie ad 8 giorni dopo. Quest’infezione si trasmette attraverso un contatto diretto e prolungato con il muco o la saliva della persona infetta e, meno frequentemente, per via aerea.

    La rosolia si manifesta con sintomi generali lievi ed una lieve mucosità, cioè arrossamento di congiuntivite e tosse. A distanza di un paio di giorni le ghiandole linfatiche del collo e della nuca si ingrossano e sono dolenti al tatto per qualche settimana. L’esantema è sempre molto leggero ed è rappresentato sul volto, da macchie piatte di colore rosa che tendono a confluire tra loro, mentre sul resto del corpo, da puntini rossi molto piccoli e ben separati. Il primo giorno le macchie compaiono sul viso poi, dal secondo giorno, si estendono al tronco e, non sempre, sulle gambe. Dato che i sintomi della malattia sono in genere molto lievi, è bene tenere il bambino a casa, ma senza particolari restrizioni. Essendo una malattia di origine virale, la rosolia non necessita di cure specifiche, deve soltanto fare il suo corso , e nel giro di una settimana, il piccolo guarisce. E’ però possibile prevenirla con la vaccinazione, che si effettua intorno ai 13-15 mesi, con un richiamo verso i 12 anni di età. Il vaccino è consigliato anche a tutte le bambine di 10-12 anni che non hanno contratto la malattia. La rosolia comporta rare complicazioni, quali piastrinopenia (da 4 a 10 giorni dopo l’esantema), artriti o dolori articolari, disturbi che si risolvono senza conseguenze nel giro di un paio di settimane.

    L’unico vero problema della rosolia è legato all’eventualità di contrarre l’infezione in gravidanza. Il virus della malattia infatti può essere trasmesso al feto attraverso la placenta e, soprattutto se il contagio avviene entro il primo trimestre di gravidanza, può determinare serie conseguenze allo sviluppo del bebè quali cardiopatie congenite, malformazioni dell’occhio (cataratta, retinopatia, glaucoma, microftalmia), dell’orecchio (sordità) o del cervello (microcefalia, ritardo mentale). Il problema non sussiste se la donna in passato ha contratto la malattia ottenendone l’immunità, o se è stata vaccinata. Per non correre rischi, prima del concepimento tutte le donne dovrebbero sottoporsi a un esame specifico (Rubeotest) per verificare la presenza degli anticorpi al virus della rosolia, e ove questi mancassero si consiglia la vaccinazione almeno 3 mesi prima del concepimento.

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    rosolia

    rub1
     
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