Parafrasi - La maledizione e il suicidio di Didone(vv.705-856)(Eneide)

Parafrasi, analisi e commento

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    Parafrasi - La maledizione e il suicidio di Didone (vv.705-856) (Eneide)



    La regina, appena dall'alto della rocca vide biancheggiare
    "la regina vide dall'alto della torre sorgere il giorno
    la luce, e la flotta procedere a vele allineate,
    e vide la flotta che procedeva allineata
    e scorse le rive e i porti nuovi, privi di equipaggi,
    e vide le rive e iporti nuovi, che erano senza equipaggi
    percuotendo tre o quattro volte con la mano il florido
    e si battè per tre o quattro volte la mano sul florido petto
    petto, strappandosi le bionde chiome, <<o Giove>> esclamò,
    mentre si strappava i capelli biondi, esclamò "o giove"
    <<lo straniero se n'andrà schernendo in tal modo il mio regno?
    lo straniero andrà via così dopo aver preso in giro il mio regno?
    I miei non prenderanno le armi, non accorreranno da tutta la città,
    i miei infatti non si armeranno e nessuno accorrerà dalla città
    non strapperanno le navi dai cantieri? Andate, portate
    nessuno prenderà le nvi dai cantier? andate, infuocate
    veloci le fiamme, date armi, forzate sui remi!
    velocemente le loro navi, distribuite le armi e remate velocemente
    Che dico? dove sono? che follia mi sconvolge la mente?
    che dico? dove sono? Quale follia sta tenendo occupata la mia mente
    Infelice Didone! adesso le empie azioni ti toccano?
    infleice Didone! Solo adesso ti senti ferita dalle azioni crudeli?
    Allora dovevano, quando accordavi lo scettro.
    Dovevi pensarci prima quando quando volevi condividere il tuo potere
    Ecco la destra e la lealtà di chi si dice che rechi
    Ecco la destra e l lealtà di chi porta con sé i Penati
    con sè i patrii Penati, ed abbia portato in spalla
    e di colui che ha portato in spalla
    il padre stremato dagli anni! Non potevo sbranarne
    il padre anziano! nn potevo uccidere il suo corpo
    il corpo e disperderlo nell'onde? e uccidere col ferro i compagni
    e poi disperderlo in mare? e ucidere con le armi i suoi compagni?
    e lo stesso Ascanio, e imbandirlo sulla mensa del padre?
    e lo stesso Ascanio e poi servirlo sulla tavola del padrE?
    Ma incerta era la lotta. E lo fosse stata! Chi mai,
    ma la lotta nn era sicura. Magari lo fosse stata! chi mai
    moritura, dovevo temere? Avessi portato fiaccole
    avrei dovuto temere? Se avessi alemno portato le fiaccole
    nel campo, e riempito le tolde di fiamme, estinto il figlio
    nel campo e riempito di fiamme per bruciarvi il figlio
    suo padre e poi tutta la stirpe, e poi gettarmi io stessa sul rogo
    e il padre e la stirpe, e poi anche me stessa!
    O sole, che illumini con le fiamme tutte le opere della terra,
    o sole che illumini co le tue fiamme tutte le cose della terra
    e tu, Giunone, autrice e complice dei miei affanni,
    e tu Giunone che ai voluto e aiutato questi miei dolori
    Ecate invocata per la città nei notturni trivii ululando,
    Ecate incovata con urla nelle vie oscure della città
    e Dite vendicatrici, e dèi della morente Elissa,
    e Dite con voglia di vendetta, e anche voi divinità della morente Elissa
    accogliete quello che dico, punite con giusta potenza i malvagi,
    accogliete le mie preghiere, punite coloro che osno stati malvagi nel modo giusto
    e ascoltate le mie preghiere. Se l'infame deve raggiungere
    ascoltate le mia preghiere, Se il traditore deve raggiungere
    il porto e approdare alla terra e questo richiedono
    il porto e la terra perchè è Giove a volerlo
    i fati di Giove, e il termine resta immutabile:
    sia così:
    ma travagliato dalle armi e dalla guerra d'un popolo audace,
    Ma che sia sconvolto dalle armi e dalla guerra per opera di un popolo abile
    bandito dalle terre, strappato all'abbraccio di Iulo,
    che era stato allontanato dalle terre, portato via all'abbraccio di Tulo
    implori aiuto, e veda le immeritate morti
    che chieda a voi aiuto e veda le morti nn meritate
    dei suoi, e quando si sia piegato alle leggi d'una pace
    dei suoi uomini, e quando si sia abbassato alle leggi di una pace
    iniqua, non goda del regno e del dolce lume;
    iniqua, non goda ne il regno ne il dolce lume
    ma cada prima dell'ora, insepolto tra la sabbia.
    e che muoia prematuramente e senza degna sepoltura
    Di questo vi prego, col sangue effondo quest'ultima voce.
    Questa è la mia preghiera, col sangue io grido quest'ultima voce
    E voi, o Tirii, tormentate con odio la sua stirpe
    e voi o tirii, tormentate tutta la sua stirpe
    e tutta la razza futura, offrite un tal dono
    e tutta la sua futura progenie, offrite un dono simile
    alle nostre ceneri. Non vi sia amore nè patto tra i po$poli.
    alle vostre ceneri. Che i popoli ne si accordino ne si amino
    E sorgi, vendicatore, dalle mie ossa,
    e che nasca una vendetta dalle mie ossa
    e perseguita col ferro e col fuoco i coloni dardanii,
    che perseguiterà con le armi e con il fuoco i coloni dardanii
    ora, in seguito, o quando se ne presenteranno le forze.
    ora e dopo e anche quando se ne presenterà nuovamente occasione
    Lidi opposti ai lidi, onde ai flutti
    spiagge ocntro spiagge, onde contro onde
    auguro, armi alle armi; combattano essi e i nipoti>>.
    auguro armi alle armi, che combattano loro e tutti i loro nipoti"


    Parafrasi

    La maledizione e la morte di Didone Enea, spaventato dalla improvvisa apparizione, si sveglia e incita i compagni: "Uomini, svegliatevi subito e sedetevi ai banchi dei remi; veloci sciogliete le vele.
    Ecco il dio mandato dall'alto del cielo ci sollecita Ad accelerare la fuga e a tagliare le corde. Oh dio santo, chiunque tu sia, ti seguiamo e, obbediamo, di nuovo all'ordine. Assistici e aiutaci, e guida le stelle favorevoli nel cielo". Disse, e velocemente strappò la spada dalla guaina, e con la spada taglia gli ormeggi. Una stessa forza possiede tutti. Afferrano, corrono, lasciano la riva; l'acqua scompare al disotto delle navi, con forza rovesciano le schiume e spazzano le scure onde. E già l'aurora, lasciando il letto color oro di Titone, cospargeva la terra di nuova luce.
    La regina, non appena vide biancheggiare la luce dall'alto della rocca, e la flotta procede a vele allineate, e scorsi i porti e le rive vuote, privi di equipaggi, percuotendo il petto tre o quattro volte con la mano, strappandosi le chiome bionde esclamò: "Oh Giove, lo straniero se ne andrà lasciando in questo modo il mio regno? I miei, non strapperanno le navi dai cantieri, non accorreranno da tutte le città, non prenderanno le armi? Andate, portate veloci il fuoco, forzate sui remi! Che dico? Dove sono? Che follia mi sconvolge la mente? Infelice Didone! Adesso ti toccano le malvage azioni? Prima dovevano, quando concedevi ad Enea condividere il tuo potere! Ecco la lealtà di chi dice che porti con se I patrii Penati, e ha portato in spalle il padre stremato dagli anni! Non potevo sbranarne il corpo e buttarlo nel mare? E uccidere con la spada i compagni e il figlio Ascanio, e darlo da mangiare al padre? Ma la lotta era incerta! e lo fosse stata! Chi mai, morente, dovevo temere? Avessi portato le fiaccole, nel campo, e riempito I ponti delle navi di fuoco, ucciso il figlio E il padre e la stirpe, gettata da me stessa sul rogo! Oh sole, che con la luce illumini tutte le opere della terra, e, Giunone, complice e autrice che dei miei dolori. Ecate, invocata per le città ululando nelle notturne strade, e Dire vendicatrici, e dei della morente Giunone, ascoltate quel che vi dico, punite i malvagi con questa potenza, e ascoltate le mie preghiere. Se l'infame deve raggiungere il porto e approdare alla terra, e questo richiede Giove, l'esito del destini resta immutato: ma travagliato dalle armi e dalla guerra di un popolo audace, bandito dalle terre, allontanato da Iulo, chieda aiuto, e vede la morte dei suoi, e dovendo sottomettersi alle leggi di una pace iniqua non goda il regno e il dolce lume: ma muoia prima dell'ora, non sepolto tra la sabbia. Vi prego di questo, e col sangue pronuncio queste ultime parole. E voi, oh Cartaginesi, tormentate la sua stirpe con odio, e tutta la razza futura e offrite alle nostre ceneri un simile dono. Tra i popoli non vi sia né amore né patto. E sorgi, delle mie ossa, vendicatore e perseguita con la spada e con il fuoco i Greci ora, in futuro e quando se ne presenteranno le forze". Disse questo, e volgeva l'animo ad ogni pensiero, cercando d'infrangere l'odiata luce. Allora brevemente parlò a Barce, nutrice di Sicheo. Infatti in un'urna nera c'erano le ceneri della sua nutrice. "Cara nutrice, chiama una sorella Anna, di che si affretti a cospargere il corpo con acqua viva, e porti con se le vittime e le offerte; e tu fascia le tempie con la benda sacra. Penso di compiere sacrifici intrapresi ritualmente e disposti a Giove, di porre fine alle pene e di bruciare sul rogo il ritratto di Enea". Disse. Quella affretta il passo. Ma Didone, spaventata e agitata dalla ferocia dei suoi proposti, volgendo lo sguardo pieno di rancore, con le guance cosparse di chiazze rossastre, e pallida per la futura morte, irrompe nelle stanze più interne, furiosa sale gli alti scalini, e sguaina la spada regalata da Enea, dono non richiesto a questo uso. Qui, quando vide le vesti troiane, e il noto giaciglio, trattenendo un po' le lacrime, si adagiò sul letto e pronunciò le ultime parole, "Dolci spoglie, fin quando il Dio e il fato permettevano Accogliete quest'anno e liberatemi da queste pene. Ho vissuto e percorso la via che la sorte aveva assegnato, e ora la mia gloriosa ombra andrà sotto la terra. Ho fondato una splendida città ho veduto mura costruite da me, vendicato la sposo, punito il fratello nemico; felice, troppo felice, se solo le navi troiane non avessero mai toccato le nostre rive!". Disse e premendo le labbra sul letto: "Moriremo invendicate, una Moriamo". Esclamò: "Desidero discendere tra le onde così il troiano spietato vede il fuoco del rogo dall'alto mare, e con se, porti la maledizione della mia morte". Disse; e fra tali parole le ancelle le vedono buttarsi sulla spada, la spada schiumante e le mani bagnate di sangue. Negli alti atri vanno le grida; la fame in perversa nelle strade. Le case fremono di lamenti, gemiti, di urla; il cielo risuona di un gran pianto. Come se, penetrati i nemici, precipiti Cartagine e Tiro, e fiamme si propaghino per i tetti degli uomini e i templi degli Dei. La sorella udì, senza fiato e spaventata, nell'angoscia corsa, ferendosi il volto con le unghie e il petto con i pugni, si getta fra la folla e per nome invoca la morente: "Questo era sorella? Volevi ingannarmi? Il rogo, le fiamme e gli altari mi preparavano a questo? Non hai voluto la sorella compagna nella morte? Se mi avessi chiamata a uno stesso destino, un momento e uno stesso dolore avrebbe rapito entrambe con la spada. Ho innalzato il fuoco con queste mani, ho invocato gli dei patrii, per mancare alla crudele morte? Hai ucciso me e te, sorella, il popolo, i padri Sidoni e la tua città Fate che io curi le ferite, e se erra ancora un estremo alito, lo colga con le labbra".
    Detto questo era sceso sugli altri gradini, e con un gemito stringeva il seno alla sorella morente, e puliva con la veste il nero sangue. Ella, sulla via della morte, tentava di aprire gli occhi, di nuovo morì: stringe la ferita del petto. Tre volte appoggiandosi sul gomito tentò di sollevarsi; tre volte si rovesciò sul giaciglio, e con gli occhi morenti cercò nel cielo la luce e stentò a trovarla. Allora Giunone, compiangendo il lungo dolore, E la difficile morte, mandò dall'olimpo Iride che sciogliesse la lottante anime e le strette. Poiché non moriva per destino o per morte sicura, ma sventurata prima della morte, bruciato da improvvisa follia Prosperina non aveva ancora strappato i capelli biondi, né aveva dato l'anima all'oltretomba.
    Iride umida con crocee penne, nel cielo, traendo mille colori dal sole, discese e le si fermò sul capo: "Questo, avendo ricevuto quest'ordine, reco sacro a Plutone, e con la mando destra strappa i capelli biondi: d'un tratto tutto il calore svanì e la vita dileguò nei venti.

    Edited by PimpadiPimpo - 2/10/2018, 00:43
     
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